Durata: 1h 55'
Prezzo: 25.000 Lire
Posizione: 1° fila
Sold-Out: No
Questa è un'altra grande avventura. Anzi: questa è una di quelle che vale la pena di ricordare e raccontare, a chiunque abbia voglia di ascoltare.
La giornata che mi appresto a raccontare è probabilmente uno degli eventi più significativi della mia vita e non perché l'artista in questione sia ormai morto da parecchi anni.
Questa storia iniziò nel peggiore dei modi: rischiando di non esistere.
Ci eravamo organizzati a spanne, ma l'adesione per questa piccola trasferta in Emilia l'avevano data in molti... sono passati quasi 16 anni e la memoria comincia a vacillare, ma credo di ricordare che tra i partecipanti dovessero esserci Vince, Filo e la Gabri.
Sta di fatto che, complice anche una data non proprio felice che cadeva nel pieno dell'estate e per di più di sabato, uno dopo l'altro diedero buca tutti.
Il giorno prima, sconsolato, presi la mia R4 (rossa) e andai dai miei in Lomellina, cercando di capire cosa fare e come farlo.
La mattina seguente la risposta mi pareva talmente ovvia quanto banale: avrei preso la mia scatola di latta a 4 ruote e sarei andato a Correggio. Da solo.
Dopo pranzo mi avviai, sotto un caldo tropicale, di quelli che sciolgono l'asfalto. La mia R4 era un forno, dovevo viaggiare con tutti i finestrini aperti convivendo con una torbolenza davvero molesta.
Arrivato dopo Piacenza mi imbattei nel secondo 'Imprevisto': si accese una spia sconosciuta sul cruscotto e cominciò ad uscire vapore dal cofano. Inanellando una serie notevole di bestemmie mi fermai ad una stazione di sosta dove riuscii in breve tempo e con zero soldi a rabboccare qual che c'era da rabboccare e ripartire.
Arrivai a metà pomeriggio alla Festa dell'Unità di Correggio, che in quegli anni riusciva a portare a esibirsi nomi di tutto rispetto, ma che come ovvio avrebbe aperto i battenti solo a pomeriggio inoltrato. Non trovai quasi nessuno in attesa: giusto quei 7/8 esauriti che come me vagavano alla ricerca di ombra per evitare un'insolazione.
Su un tavolino di plastica erano riversi un centinaio di manifesti del concerto, per chi avesse avuto il piacere. Ne presi uno e lo misi al sicuro nel bagagliaio.
Un'oretta prima dell'apertura prevista dei cancelli mi misi in coda sempre con gli stessi 4 gatti di prima. Li guardavo e mi sentivo già comodamente in prima fila centrale, dato che erano quasi tutte ragazze non molto atletiche... e così fu. Aperto il cancello ci trovammo di fronte un campo da calcio che percorsi tutto di corsa, senza neanche spingere troppo. Arrivato a metà però ecco sbucare un nuovo colpo di scena: in mezzo al prato, sul mixer, c'era lui, Jeff Buckley in persona, che si intratteneva amabilmente con chiunque si fermasse.
In una frazione di secondo dovetti prendere una decisione: andare dritto per la mia strada e fare mia la miglior posizione della serata (e non parlare con Jeff), oppure fermarmi a fare due chiacchiere con l'artista per cui ero lì e perdere la prima fila. Diedi un'occhiata di fronte a me e non ebbi dubbi: non c'erano le transenne, mi sarei appoggiato direttamente sul palco: quella fu la mia scelta!
L'attesa fu piacevole, anche se ero solo con i miei pensieri. Con la sera arrivò anche l'ombra delle strutture a ripararmi dal sole cocente.
Col calare della sera arrivò il momento: il pubblico si ritrovò davanti quello che a prima vista sembrava un ragazzino ... magro, con i pantaloncini corti. Poi quel ragazzino cominciò a cantare e l'incantesimo calò su di noi: una voce e una tecnica vocale mai sentite prima, virtuosismi acrobatici uniti ad una dolcezza che commuoveva.
Ero lì, col mio cappellino da baseball calcato in testa, e ad un metro da me si esibiva un artista che mi lasciava letteralmente a bocca aperta e con me tutto il resto del pubblico, incredibilmente silenzioso per tutta la durata del concerto: ricordo che durante 'Je N'en Connais Pas La Fin' la gente era letteralmente senza fiato e mentre Jeff cantava si poteva percepire il silenzio totale di migliaia di persone. Ancora oggi mi vengono i brividi a ripensarci.
Il live passò in un attimo, continuamente intramezzato da dialoghi tra Jeff e il pubblico.
Alla fine, dopo quasi due ore di musica, il palco si svuotò e così la platea. Non ricordo chi incontrai, qualcuno che frequentava il Raimbow credo, che mi disse che se volevo poteva farmi autografare il booklet del CD Grace che mi ero portato dietro. Accettai entusiasta e mi appoggiai ad una transenna laterale in attesa di riavere indietro la mia reliquia.
Nei paraggi si aggirava Ligabue.
Invece, con lo sparuto gruppo di fan che aveva avuto la pazienza di aspettare, ricevetti il più e agognato dei premi: Jeff uscì dal backstage e venne da noi ... tranquillo, sorridente. Sereno.
Si intrattenne qualche secondo con tutti, firmando decine di autografi.
Io non avevo (più) nulla da farmi autografare così, cercando di deglutire l'agitazione che mi bloccava la gola, decisi di restare per un saluto.
I secondi che vado a raccontare sono impressi nella memoria come pochi avvenimenti nella mia vita: dopo essersi fermato qualche secondo col mio vicino, mi si parò di fronte. Guardò tra le mie mani alla ricerca di qualcosa su cui scrivere e non trovò nulla.
Ci pensò un attimo, alzò il viso e mi guardò negli occhi sorridendo, mi afferrò l'avambraccio e me lo autografò per tutta la sua lunghezza. Una piccola risata e passò oltre.
Rimasi paralizzato per qualche secondo. Innamorato di quello sguardo dolcissimo.
Questo rimarrà per sempre uno dei miei ricordi più emozionanti legati ad un concerto e ad un artista.
Scaletta: Dream Brother / What Will You Say / Mojo Pin / So Real / Eternal Life / Lilac Wine / That's All I Ask / Lover, You Should've Come Over / Last Goodbye / Grace / The Way Young Lovers Do / Kick Out The Jams / Hallelujah / Je N'en Connais Pas La Fin / Vancouver / Kangaroo