venerdì 12 febbraio 2016

109. 24 novembre 1997 - DAFT PUNK

Daftendirektour
Rolling Stone (Milano)
Durata: 1h 30'
Prezzo: 36000 Lire
Posizione: Platea
Sold-Out: No
Pubblico: 1000 P.C.


Quando mi è capitato di raccontare di quando in una sera d'inverno andai a sentire i Daft Punk in un piccolo club di Milano, che nel frattempo è stato raso al suolo e sostituito da un'anonima palazzina, solitamente i miei interlocutori si sorprendono. 
Voglio quindi confermare che sì, erano proprio loro: quelli che hanno resuscitato Moroder, quelli che poi hanno venduto 4 milioni di dischi e hanno frantumato le palle per mesi con Get Lucky. Erano già timidi ma non avevano ancora cominciato ad indossare i caschi da robot. Proprio loro, la coppia di DJ superstar al Rolling Stone nel 1997 non fecero neanche lontanamente il tutto-esaurito. Ogni volta che racconto quella serata la sensazione che mi pervade è in perfetto equilibrio tra il reputarmi fortunato e il sentirmi anziano.

Eppure è accaduto davvero: a 10 mesi dall'uscita del primo, epico album, il duo francese passava ufficialmente per la prima volta dall'Italia. In realtà nel luglio precedente avevano suonato a Rimini in un festival di musica dance, ma quello del Rolling Stone era a tutti gli effetti la prima data in un club nostrano. 
Il Daftendirektour dopo quasi un anno di peregrinare in giro per il mondo era in dirittura finale, tanto che ricordo bene di aver a lungo disperato di riuscire a sentirli dal vivo. E invece, il piccolo miracolo si avverò: dopo 10 mesi di ascolti ossessivi, di adorazione per i video-clip geniali realizzati per i singoli, di recupero di tutti i cd-singoli per riuscire ad avere ogni remix e inedito, riuscii anche ad averli di fronte a me, a un paio di metri di distanza, come dicevo ancora senza caschi multimediali e tutine di pelle dai profili neon.
Quelli sarebbero arrivati di lì a poco, contribuendo molto a creare il mito dei Daft Punk e il mio personale profondo disappunto per un secondo album (Discovery), divertente sì, ma assolutamente lontano dai picchi di geniale creatività raggiunti da Homework
  
Il set era ovviamente minuscolo, mancando completamente gli strumenti musicali: la consolle era piazzata sul palco, piuttosto avanzata, ed era ricoperta di led-screen a creare semplici ma efficaci effetti di luce a tempo con la musica. Nulla a che vedere con i faraonici palchi-piramide e con gli impianti luce milionari dei tour a seguire.
Data l'iniziale scarsità di pubblico (conoscendomi e ricordando la passione viscerale per quell'album avrò sicuramente insistito per arrivare presto...) ci siamo posizionati a pochi passi dal palco. Indimenticabile l'entrata dei due DJ e lo sguardo stupito che ci siamo scambiati io e Marco: erano davvero giovani. Sembravano ragazzini del liceo.
Ma il set ... quell'inizio con Musique che cresceva, i suoni pieni ai limiti del sopportabile, i loop lisergici portati all'infinito. Il tutto supportato da un volume da orecchie sanguinanti, esattamente come era giusto che fosse. Un sogno per me che a 16 anni mi ero innamorato della dance elettronica con gli Art Of Noise e che in Homework avevo trovato la perfetta summa in musica di idee, divertimento e suoni assurdi.

A fine set ci comprammo una toppa di quelle da cucire sul giubbino di jeans che, nell'attesa di trovare il posto perfetto su cui posizionarla, siamo riusciti a perdere entrambi... salutammo i Daft Punk DJ di grande speranze. Li avremmo ritrovati, la volta seguente, superstar da stadio.



Visto con: Marco

Scaletta (probabile): Musique / Short Circuit / Daftendirekt / Da Funk / Ten Minutes of Funk / Rollin' & Scratchin / Revolution 909 / Pulsar / Alive / Can You Feel It / Burnin' / Around the World / Chase / Rock'n Roll / Oh Yeah / Burnin' / Fresh / Disco Erotica / Revolution 909 / Teachers / You Can't Hide From Your Bud






 

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