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giovedì 8 settembre 2016

122. 9 maggio 1998 - MASSIVE ATTACK

Mezzanine Tour
Vox Club (Nonantola - MO)
Supporter: Alpha
Durata: 1h 40'
Prezzo: /
Posizione: Platea
Sold-Out:
Pubblico: Pieno






Non so se l’ho già detto ma in ogni caso vale la pena ripeterlo: come nella vita, ci sono concerti che partono da subito col piede sbagliato, che hanno tutti i pianeti contro, compreso Nettuno, che hanno ottime possibilità di rivelarsi un disastro e che invece, sovvertendo tutti i più nefasti pronostici, diventano eventi indimenticabili, di quelli che danno senso all’idea stessa di creare un blog per avere la possibilità di metterli nero su bianco.

Il tutto si risolse in pochi minuti.
Ma partiamo dall’inizio: come ricorderete qualche giorno prima io e G. avevamo dovuto scegliere tra Janet Jackson e gli stessi Massive, che suonavano a Milano la stessa sera. L’irrinunciabilità di entrambi gli eventi e il fatto che quella di Janet fosse una data unica, ci fece scegliere di vedere lei in casa e il trio di Bristol a Nonantola, nonostante fossimo pienamente consci che il Vox che li avrebbe ospitati fosse sold-out già da tempo.
Ci saremmo buttati, in un tentativo disperato di non perdere nessuno dei due live.

E così facemmo: in una soleggiata domenica di maggio dopo pranzo prendemmo l’auto e ci piazzammo sull’A1, direzione Modena.
Arrivati e parcheggiata l’auto, avvenne immediatamente la svolta. Subito. Quando si dice: essere al posto giusto al momento giusto.
Mentre camminavamo senza meta intorno al Vox non ci passò inosservato un tizio in maglietta e pantaloncini neri che camminava nel parcheggio a qualche decina di metri di distanza da noi: poteva sembrare un roadie, ma al nostro occhio ben allenato risultò essere Robert Del Naja, aka 3D.
Nel nulla, da solo, verso una meta ignota: lui e noi poco distanti.
Ci guardammo e senza esitazioni cominciammo a correre verso di lui urlando il suo nome. Anzi: il suo cognome. Lui si fermò, aspettò di essere raggiunto.


Una volta arrivati lì di fronte a lui cominciammo a parlare a vanvera, in un inglese stentato ma molto volenteroso. Parlammo del disco, di Napoli e quindi di calcio (???), del concerto che avevamo visto un paio d’anni prima al Rolling Stone di Milano, del fatto che non eravamo andati a vederli a Milano per la coincidenza con il concerto di Janet (motivazione che lui trovò più che plausibile) e via dicendo. Lui era gentile, disponibile, curioso, simpatico. Ci faceva domande e rispondeva senza problemi alle nostre. Ci firmò i CD, disegnandoci sopra lo Euro Boy e scrivendoci Forza Napoli. Mi sarebbe bastato lo Euro Boy, ma pazienza.


Ci fermammo con lui qualche interminabile e bellissimo minuto. Poi ci salutammo. Lui: ‘see you tonight, enjoy the concert!’. Noi: ‘Not really: we don’t have any ticket. The show is sold-out’.
E qui la svolta, perché il buon Del Naja, con tutta la naturalezza di cui a quanto pare è capace, ci chiese una penna e con un ’No problem’ si appuntò i nostri nomi su un foglietto, aggiungendo ‘Vi faccio inserire nella mia guest list: chiedete il pass in cassa’.
Noi? Ovviamente senza parole, al massimo con qualche risatina isterica. Quello che sino a quel momento ci era sembrato un artista particolarmente disponibile veniva immediatamente innalzato a santo, divinità, salvatore. In un istante facevamo nostri tutti i detti triti e ritriti tipo ‘Chi non risica non rosica’ e ‘Volere è potere’. Il miracolo era accaduto sotto ai nostri occhi.

Passammo poi il pomeriggio a ripercorrere ogni singola parola, gesto, sguardo. Esaltati e increduli.
Girammo, ci fermammo in auto, andammo a bere qualcosa, ma l’argomento non cambiava mai: di volta in volta si arricchiva di dettagli inizialmente passati inosservati.
Forse anche per questo ricordo quella giornata come se fosse ieri.

Comunque verso sera ci avviammo verso l’entrata, prima della quale assistemmo all’ennesima scena surreale di una giornata assurda: di fronte al Vox, i membri dei Massive e alcuni ragazzi della crew e probabilmente qualche fan, stavano improvvisando una partitella a calcio. Lì, con qualche appassionato della band a fare il tifo.
Mentre memorizzavamo l’ennesimo evento bizzarro della giornata ci avviammo alla porta d’ingresso, dove ci attendeva il primo e unico imprevisto. Non era un Torna al via, ma il rifiuto della cassiera di farci entrare: il nostro nome non era su nessuna lista.
Riportati di colpo coi piedi per terra, non perdemmo la calma: ritornati sui nostri passi andammo ad avvisare 3D che nel frattempo stava concludendo la partita: ci seguì alla cassa e risolse la questione in pochi secondi. Anzi, fece di più, perché sul nostro pass, come si può vedere in alto, era comparsa una scritta inequivocabile: AFTERSHOW! E fu proprio 3D, prima di congedarsi, a chiarirci che ci aspettava dopo il concerto.

Lui. Aspettava noi.

Eravamo ritornati sui binari giusti, quelli che avrebbero portato alla fine al Concerto Perfetto.

Così ci accomodammo nel Vox. Non provammo neanche ad avvicinarci alla transenna, un po’ perché la sala è davvero piccola e non aveva senso pigiarci per una 4° o 5° fila, ma anche perché ci sentivamo così ‘riempiti’ di quello che ci era capitato sino a quel momento che ... andava bene così. E le sorprese non erano ancora finite.
Ci sedemmo, in attesa. Entrarono i supporter, nascosti alla nostra vista dalle prime file stabilmente in piedi. Non ci alzammo, volevamo capire se poteva interessarci o meno, prima di farlo.
Chiunque fosse sul palco cominciò a suonare e dopo poche note, mi si drizzarono le orecchie. Io conoscevo quella musica: la conoscevo molto bene.




In anni in cui internet era ancora un embrione ed era poco sfruttato, spesso si andava ai concerti per scoprire lì chi avrebbe aperto le danze. A Nonantola mi trovai di fronte gli Alpha, il cui primo bellissimo album era stato il primo ed essere prodotto dalla Melancholic, la casa discografica dei Massive.
Adoravo le loro atmosfere rarefatte, la voce malinconica del cantante. In un epoca in cui nei miei ascolti la faceva da padrona la musica elettronica, Come From Heaven era un angolo di pace.

Passati gli Alpha, un attimo per risvegliarsi dal torpore, ed ecco salire sul palco Daddy G, Mushroom e 3D.
Inutile girarci intorno: se c’era un momento giusto per vedere i Massive era certamente quello. Non dico che non abbiano fatto cose pregevoli in seguito, ma in quell’istante tutto era magia pura.
Con soli tre album alle spalle potevano permettersi una scaletta spettacolare. Pezzi ‘vecchi’ non ne avevano ancora. Oggi si permettono di non suonare Karmakoma in concerto mentre allora era impensabile: c’era tutto il meglio, tutti i singoli più conosciuti, le chicche per i fan.
Di lì a breve avrebbero chiuso la fase trip-hop aprendosi a nuove sonorità. Ma quelle atmosfere che erano state la mia insostituibile colonna sonora degli anni ’90 con Tricky, Portishead, Morcheeba e gli stessi Massive, quella sera toccavano il punto più alto della loro essenza.



Il tutto poi eseguito per un’ultima volta in un locale piccolissimo: probabilmente quella è stata l’ultima occasione di vederli in Italia, dove hanno un grandissimo seguito anche oggi, in un club così minuscolo. Tre giorni prima avevano riempito il PalaTrussardi e qualche mese dopo sarebbero tornati, a Milano, riempiendo in Forum.

Quando tornò la luce in sala, ci rendemmo conto di essere stremati: la lunga giornata, il susseguirsi di emozioni e sorprese, il concerto praticamente perfetto. Eravamo stanchi, ma non potevamo sottrarci dall’ultima ‘fatica’, quella dell’aftershow. Così mentre il pubblico scemava noi salivamo nella parte alta del VOX dove trovammo molta gente intenta a bere e mangiare.
Il nostro piano era di berci una birra, andare a ringraziare se possibile Robert Del Naja per il vero e proprio sogno che ci aveva regalato, e tornare velocemente verso casa che era ad un paio d’ore di distanza.
Con la bottiglietta in mano lo addocchiammo nella sala mentre parlava con altri ospiti. Quando ci vide ci venne in contro tutto sorridente, e prima ancora di potergli esprimere tutta la nostra più sincera gratitudine, fu lui a chiederci se ci era piaciuto il concerto, se era andato tutto bene e via di questo passo. Lui chiedeva a noi.

Così, dopo una birra veloce ci congedammo. Ci buttammo in autostrada a tagliar la pianura Padana per tornare ai nostri appartamenti, ai nostri lavori, ai ritmi delle nostre vite scanditi quotidianamente.
Ma alle spalle ci rimaneva il ricordo indelebile di quella che senza difficoltà andava a posizionarsi tra le giornate più epiche di sempre.




Scaletta probabile: Superpredators / Angel / Risingson / Man Next Door / Daydreaming / Teardrop / Reflection / One Love / Safe From Harm / Heat Miser / Inertia Creeps / Unfinished Sympathy / Group Four

lunedì 22 agosto 2016

121. 5 maggio 1998 - JANET JACKSON

The Velvet Rope Tour
Location: FilaForum (Assago - MI)
Supporter:
Durata: 2h
Prezzo: 45000 Lire
Posizione: platea
Sold-Out: no
Pubblico: 7000 P.C.




Strano a dirsi ma per quanto mi riguarda in quei giorni di primavera del 1998 due artisti che davvero avevano poco a che fare l'uno con l'altro, si legarono in maniera così stretta da diventare quasi una storia unica. Parlo di Janet Jackson e dei Massive Attack.

Sulla carta sembra difficile unirli nello stesso racconto, ma chi conosce i miei gusti musicali schizofrenici, che da sempre passano senza difficoltà alcuna dalla pop più commerciale all'elettronica più introspettiva, sicuramente non si stupirà.

I fatti: il giorno 5 maggio 1998 a Milano erano previsti 2 concerti che sia io che G. consideravamo imperdibili. Al Forum di Assago si esibiva Janet Jackson, al PalaTrussardi (o come ca##o si chiamava a quei tempi) i Massive Attack. 
Come credo personale non ho mai accettato di perdermi un concerto, qualunque fosse il fato che mi remava contro. D'altro canto reputavo assolutamente impossibile scegliere tra due eventi diversissimi ma in egual misura imperdibili: Janet arrivava in Italia per la prima volta e con un tour di supporto all'album più concreto e maturo che abbia mai prodotto. I Massive invece, che avevo già avuto il piacere di vedere nel 1995 al Rolling Stone, portavano dal vivo quel Mezzanine che oltre ad essere il miglior album che abbiano mai dato alle stampe, era anche quello che gli stava dando notorietà globale.

Quindi, dopo lunghe considerazioni, optammo per il più accettabile dei rischi: a Milano saremmo andati a vedere Janet, anche perché era l'unica data nazionale, e per i ragazzi di Bristol, 4 giorni dopo, ci saremmo diretti verso il Vox di Nonantola, in provincia di Modena. Come in una partita di Monopoli però c'era l'imprevisto: viste le dimensioni minime del locale, il concerto in questione era abbondantemente sold-out da tempo.

Decidemmo di rischiare. Acquistati i biglietti per lo show della piccola di casa Jackson decidemmo di posizionarci comodamente in platea. Se non ricordo male la parte alta degli spalti, quello che di solito si identifica come 2° anello, era chiuso e coperto da teloni. Per il resto il Forum era pieno o quasi.

Come sempre a tanti anni di distanza è difficile riportare a galla i dettagli (per quelli ci sono i DVD) ma le sensazioni e qualche fotografia restano: l'inizio con il libro che si apriva e lei che compariva nella parte alta del palco lo ricordo bene, come anche la gioia di sentire i vecchi pezzi anni '80 che ho sempre amato, da quando seguivo Janet nei panni della sfigatissima Clio in Saranno Famosi. 

Rendiamoci conto: avevamo di fronte una Jackson, una che aveva contribuito a fare la storia della pop-music dell'ultimo ventennio, che aveva pur preso a piene mani dal fratello ma che, tutto sommato, era riuscita nell'intento (non scontato in famiglia) di crearsi una carriera senza fottersi del tutto corpo e cervello.

Tornando allo show: la scelta di fare molti medley, che sulla carta è un'opzione che di regola non gradisco molto, allora mi sembrò il compromesso migliore per non lasciar nessuna hit fuori dalla scaletta. Era la prima volta che la vedevo e, con ogni probabilità, rimarrà anche l'unica.

Il bello, e non scherzo, era che lei in concerto riproponeva le stesse coreografie dei video. Tutto quello che Madonna non s'è mai sognata di fare con JJ diventava realtà.
Anche If, che ad oggi rimane uno dei miei pezzi pop preferiti degli anni '90, mi diede una soddisfazione impagabile. Date un occhiata dal minuto 2:45 per credere... io? Impazzito!



Certo, non era tutta un'epifania: i costumi perlopiù erano orrendi, soprattutto in un blocco dello show in cui sembravano ispirati alle fiabe ... una roba imbarazzante. Poi non si sa bene quanto la star realmente cantasse: con quel microfonino di fronte la bocca e tutti quei balletti è difficile credere che qualcuno non schiacciasse play al mixer, di tanto in tanto ... ma in fondo non interessava a nessuno: Janet aveva 32 anni, era nel pieno della sua forma, ballava da dio, aveva 100 hit da proporre ed era una Jackson

Potevamo desiderare di più? Felici e soddisfatti uscimmo dal Forum con un solo dubbio: di lì a qualche giorno, saremmo riusciti a vedere i Massive Attack?


Scaletta: Velvet Rope / If / You / Every Time / Medley 1 (Let's Wait Awhile / Again) / Control Medley (Control / The Pleasure Principle / What Have You Done for Me Lately / Nasty) / Throb / Medley 2 (Escapade / When I Think of You / Miss You Much / Runaway / Whoops Now / Love Will Never Do (Without You)) / Alright / I Get Lonely / Any Time, Any Place / Rope Burn / Black Cat / What About / Rhythm Nation / Special / That's the Way Love Goes / Got 'til It's Gone / Go Deep / Together Again"

domenica 14 agosto 2016

118. 23 aprile 1998 - BJORN AGAIN

Location: Magazzini Generali (Milano)
Durata: 1h 30'
Prezzo: 15000 Lire
Posizione: 1a fila
Sold-Out: no
Pubblico: 1000 P.C.




... e arrivò il momento di assistere al concerto più gay di sempre.
Pensavo che quello delle Spice Girls potesse essere insuperabile sotto a quell'aspetto, ma mi dovetti ricredere.

I Bjorn Again. Chi erano mai costoro? Facile: una cover band degli ABBA. Scoprii solo dopo che erano nati 10 anni prima e che giravano il mondo da allora.

Nel lontano 1998 andammo senza sapere nulla di tutto ciò, se non che avremmo sentito qualcuno cantare le canzoni della band che negli anni era stata ufficiosamente eletta dall'universo LGBT la band più gay di tutti i tempi e che aveva fornito spunti per film, musical e slogan mutuati in tutti i pride del mondo.

La realtà si rivelò ben diversa dal triste teatrino che ci eravamo immaginati: il palco, con l'inizio delle prime note, accolse quanto di più simile alla band originale avremmo mai potuto sognare. I 4 elementi originali in pratica si riproponevano a noi, con gli stessi costumi, le stesse movenze e soprattutto, le stesse canzoni cantate e suonate dal vivo ... ABBA!
Uguali! Noi dalla prima fila conquistata più per abitudine e innata propensione che per un concreto interesse, ci guardavamo e non riuscivamo a credere a quello cui stavamo assistendo.

La sensazione era un perfetto mix tra l'essere sbalzati nel 1974 ad un concerto della band originale e l'assistere dal vivo a Le nozze di Muriel. Non riuscivamo a distogliere l'attenzione dal palco e quelle poche volte che lo facevamo per guardare alle nostre spalle, trovavamo un vero e proprio pride, con tripudio di boa di struzzo, glitter e piume ovunque.

Io e W. non riuscivamo a smettere di ridere, per quanto assurdamente realistica fosse la situazione. Ridemmo tanto che una delle due cantanti chiese pubblicamente, abbondantemente amplificata, cosa avessero tanto da sghignazzare quei due tizi sotto al palco. 
Farsi riconoscere, sempre, se possibile: un credo incrollabile il nostro.
La scaletta era definitiva, non c'era tempo di riprendere fiato, e la pensarono allo stesso modo tutti gli spettatori presenti a sentire i cori che si alzavano dalle retrovie. 

All'uscita dai Magazzini la sensazione era la medesima che ricodo distintamente oggi, di una serata a suo modo perfetta: un'ora e mezza di gioia, spensieratezza e omosessualità distillata, che non ho più avuto (e non credo avrò anche in futuro) il piacere di riprovare.



Scaletta: Waterloo / Gimme Gimme! Gimme! (A Man After Midnight) / Super Trouper / Honey, Honey / SOS - Message in a Bottle / Knowing Me, Knowing You / Ring Ring / Fernando / I Have a Dream / The Winner Takes It All / Paranoid (Black Sabbath cover)Eagle / Voulez-Vous - Lay All Your Love on Me / Money, Money, Money / Mamma Mia / Chiquitita / Dancing Queen / Thank You for the Music

  1. Play V

lunedì 8 agosto 2016

116. 5 aprile 1998 - JOE JACKSON


Heaven & Hell Tour
Location: Magazzini Generali (Milano)
Supporter:
Durata: 2h
Prezzo: 40000 Lire
Posizione: 1a fila
Sold-Out: no
Pubblico: 1000 P.C.



Terzo concerto dell'amato Joe Jackson e primo visto in compagnia. Chi fosse al mio fianco però l'ho dimenticato ... credo la sorella di un'amica. Credo.

Ma veniamo al dunque: l'album supportato era Heaven & Hell, lavoro concettuale che faceva seguito all'ugualmente criptico Night Music di 4 anni prima e sicuramente meno pop rispetto a Laughter & Lust del 1991.

La venue dove si sarebbe tenuta la serata fu la prima sorpresa, trattandosi dei Magazzini Generali ma in versione inedita, con i posti a sedere e numerati. Mai più vista. Il fatto che fosse il sottoscritto il responsabile dell'acquisto dei biglietti ci permise di accomodarci in prima fila, centrale... ça va sans dire!
Il piccolo palco era stracolmo di tastiere e laptop, sintomo che Joe si sarebbe esibito da solo o quasi, e così fu. 
In realtà il www mi dice che c'era anche una vocalist violoncellista, ma la mia memoria ha cancellato questo dato. Per me era solo al comando.

Comunque: l'attesa si consumò nei Magazzini illuminati dalla luce del giorno, anche questa una prima volta. Poi lui, come detto in solitaria, con basi e beat registrati: non esattamente la situazione che preferivo, a dire il vero. Non vedere Graham Maby e il suo basso era già motivo di sconforto. 
Ma il carisma di Joe, il suo saper intrattenere, quelli erano intatti. Il set era strutturato con una prima parte con pezzi classici e una seconda completamente dedicata all'album da poco uscito. Inutile dire che, nonostante l'attenzione e la concentrazione tributati ai nuovi pezzi, erano le vecchie glorie quelle più attese. Come è ovvio che fosse visto che, a differenza di altri dischi portati in tour, Heaven & Hell tendeva ad amalgamarsi poco con le sonorità che lo avevano reso l'artista che conoscevamo e che conosciamo tutt'oggi.

Ci ragalò anche una qualche scenetta divertente, come quando si ruppe una (finta) bottiglia di whisky in testa. Sul momento mi fece anche impressione, salvo poi raccogliere l'etichetta come memorabilia.


Alla fine tornai a casa solo parzialmente soddisfatto, più che altro a causa delle altissime aspettative che hanno sempre caricato l'attesa di un concerto di Joe Jackson. 
Ma avrei dovuto aspettare quasi 3 anni per togliermi quel gusto amarognolo di bocca.



Possibile scaletta: Is She Really Going Out With Him? / It's Different for Girls / Real Men / Be My Number Two / You Can't Get What You Want / Eleanor Rigby / Home Town / Nineteen Forever / The Other Me / Danny Boy (Ernestine Schumann-Heink cover) / The Man Who Wrote Danny Boy / Prelude / Fugue 1 / More Is More / Angel / Tuzla / Passacaglia / A Bud and a Slice / Right / The Bridge / Fugue 2 / Song of Daedalus / Steppin' Out / A Slow Song

venerdì 5 agosto 2016

114. 22 marzo 1998 - PRODIGY

The Fat Of The Land Tour
Location: PalaStampa (Torino)
Supporter:
Durata: 1h 30'
Prezzo: 44000 Lire
Posizione: platea
Sold-Out: no
Pubblico: 6000 P.C.

 


Perché tornai a rivedere i Prodigy a soli 6 mesi dalla volta precedente? Era esattamente lo stesso tour passato da Milano, nulla di nuovo all'orizzonte. Considerando che già la prima volta non è che mi avessero particolarmente entusiasmato, mi chiedo cosa mi abbia spinto ad andare a vederli addirittura a Torino

Giuro che non lo so. 

Anzi, un idea ce l'ho: M.S. che a quel concerto era con me, non era potuto/voluto venire a quello di Milano di settembre e mi aveva facilmente convinto a seguirlo fino in Piemonte. Per quanto riguarda i live sono sempre stato facile da indirizzare.

Comunque: non ho un ricordo preciso della serata, ma direi che quello che avevo scritto per il primo concerto a cui ebbi la ... fortuna di assistere, può benissimo valere anche per questo.

Unica grande differenza tra i due fu che prima di entrare sono stato fermato dalla Polizia che mi ha tenuto in ballo per un po' di tempo. Già non ero convintissimo, figuriamoci dopo questo bell'incontro...

lunedì 1 agosto 2016

112. 8 marzo 1998 - SPICE GIRLS

Spiceworld Tour
Location: FilaForum (Assago-MI)
Supporter:
Durata: 1h 50'
Prezzo: 40000 Lire
Posizione: 2a fila
Sold-Out:
Pubblico: 12000 P.C.


 

Considerando la breve vita artistica del gruppo, soprattutto nella formazione completa a 5 e il suo impatto sulla musica e sulla cultura pop, sono tutt'oggi molto orgoglioso di essere riuscito a vedere un concerto delle Spice Girls nel momento del loro massimo successo.

La caratteristica più saliente dello show, dal mio punto di vista, è stata quella di essere diventato uno degli eventi più gay a cui abbia mai avuto l'occasione di partecipare. E dire che ho visto 6 tour di Madonna.
Ma anche uno dei più divertenti, devo ammetterlo.

Si trattava del primo dei due tour mondiali fatti dalle Spice, l'unico con le signorine ancora attive discograficamente come gruppo.
Di lì a poche settimane Gery avrebbe annunciato l'addio alla band, mollando le altre per l'ultima data europea (Oslo) e per il resto del tour nordamericano. Ma noi fummo tra i 'fortunati' che le videro in formazione completa!

Partiamo dall'inizio. Era marzo, una giornata luminosa e tiepida. Arrivammo al Forum di Assago a metà pomeriggio e prendemmo subito coscienza di quello che in realtà sapevamo già: il pubblico era composto da un 40% di LGBT, un 50% di bambine tra i 6 e i 12 anni e da un 10% da genitori, in maggioranza madri, che le accompagnavano. 
Mentre aspettavamo in fila fuori, in attesa di entrare, ci preparammo al meglio per quello che ci avrebbe aspettato all'interno, in tutti i sensi. 
Una volta entrati prendemmo atto della presenza di una sorta di zona chiusa fronte palco già piena di piccoli fan. Forse avremmo potuto provare ad entrarci, ma non prendemmo proprio in considerazione la cosa.

Ci avviammo quindi verso la seconda prima fila: il fatto è che tra noi e la nostra meta si accalcavano già diverse centinaia di bambine. Il risultato, soprattutto in quella fase di avvicinamento, fu che dal perimetro della platea diverse mamme ci urlavano contro di non schiacciare le loro figliole, di non calpestarle e di non metterci davanti a loro. Noi ridavamo: V. arrivò ad apostrofarle che se volevano tenere le loro creature sane e salve non avrebbero dovuto mandarle nelle prime file di un concerto con 4-5 mila persone che premevano verso il palco. Come dargli torto.

Arrivato il momento del buio che precede l'inizio dello show il Forum si gonfiò delle urla di migliaia di minorenni. Ci guardavamo sconvolti. Questo, perdonate la qualità, fu l'attacco:



Noi eravamo tanto felici di cotanta leggerezza: l'entrata sul disco volante, i balletti visti mille volte su MTV, uno show che non perdeva una battuta, che non annoiava mai, con quadri e idee diverse che si susseguivano. Tutte assieme, da sole, nude sedute su sedie che coprivano ma suggerivano. Tutte ancora ben calate nella loro parte, con Mel C in tuta (nonché l'unica di cui si distinguesse chiaramente la voce), Emma coi suoi codini da bambina cretina a via dicendo. Entusiasmante!
Come detto la platea era composta quasi esclusivamente da bambine, il che significava una perfetta visuale del palco, senza fastidiose teste in mezzo. Insomma: un pop-show praticamente perfetto.

Da fan degli Eurythmics cercai di prendere con ironia la cover di Sisters Are Doin'It For Themselves, che rimane (per me) il momento più difficile da digerire della scaletta. Ma ce la feci!

E poi il doppio shot Wannabe e Spice Up Your Life che seguì mi fece dimenticare tutto. Eravamo impazziti.

Si andava verso il finale, che si chiuse con una We Are Family che portò bene, visto che di lì a qualche settimana Gery avrebbe salutato le altre per una carriera solista che si sarebbe rivelata inutile e che, come conseguenza, portò alla quasi immediata dissoluzione della girl-band. Quando si dice la lungimiranza.

Quella lungimiranza che con W., tornando a casa, ricordammo di aver avuto proprio assieme, un paio di estati prima guardando di notte MTV, ci imbattemmo per la prima volta nel video di Wannabe. Da veri talent-scout, dopo aver riso per tutta la durata della clip, ci guardammo in faccia come per dire '... e queste da dove arrivano? Ma soprattutto: dove sperano di andare?'. Bravi...


Scaletta: If U Can't Dance / Who Do You Think You Are Do It Denying Too Much Stop / Where Did Our Love Go / Move Over / The Lady Is a Vamp / Say You'll Be There / Naked / 2 Become 1 / Walk of Life / Sisters Are Doin' It for Themselves (Eurythmics cover) / Wannabe / Spice Up Your Life / Mama / Never Give Up on the Good Times / We Are Family (Sister Sledge cover)
  1. Play Vide



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