martedì 11 agosto 2015

105. 19 settembre 1997 - PRODIGY



The Fat Of The Land Tour
FilaForum (Assago)
Supporter: Marlene Kuntz
Durata: 1h 20'
Prezzo: 40000 Lire
Posizione: Spalti
Sold-Out: No
Pubblico: Pieno







The Fat of the Land, il celeberrimo terzo album dei Prodigy, ebbe una gestazione e (soprattutto) un travaglio decisamente complicato.

La band inglese ai tempi era conosciuta solo nei club che suonavano dance elettronica e/o indie music. Poison, Charly e soprattutto Out of Space erano spesso in scaletta al Raimbow di Milano, il club che in quegli anni frequentavamo religiosamente ogni venerdì.

Da amante del genere non potei far altro che rimanere a bocca aperta quando nel marzo del 1996 venne pubblicato Firestarter. Un pezzo durissimo, implacabile e straripante energia, accompagnato da un video inquietante, che spingeva sull'immagine folle di Keith Flint. Fu un fenomeno immediato.
Nel mio piccolo cominciai a raccattare qualunque cosa fosse stata pubblicata dalla band negli anni precedenti, soprattutto nelle mie frequenti visite a Londra. Il tutto per cercare di occupare il tempo nell'attesa dell'uscita dell'album, che però si faceva attendere. A novembre, dopo 8 mesi dal primo singolo, ne venne pubblicato un secondo, Breathe, che arrivò addirittura a far visita alla top 10 italiana dei singoli più venduti. Anche in questo caso il video non passava inosservato: atmosfere horror e un Keith sempre più Joker.

L'album veniva posticipato di mese in mese: nel mio negozio di dischi di fiducia arrivò, fornito dalla casa discografica, un quadro sulla falsariga di quello fotografato sulla cover di Firestarter, che invitava i fan a rilassarsi: l'album prima o poi sarebbe arrivato! L'attesa venne interrotta nel giugno 1997, a 15 mesi esatti dall'uscita di Firestarter. Fortunatamente le aspettative vennero rispettate: avevamo tra le mani un mezzo capolavoro. 


Insomma: tutto questo preambolo per farvi capire che il fenomeno Prodigy non fu esente da problemi e attese. E che il giorno di settembre del 1997 in cui finalmente andai a vedere il primo concerto che la band teneva in Italia, dopo aver aspettato un anno e mezzo un disco splendido, c'erano ottime possibilità di rimaner delusi.

Evento che si concretizzò solo in parte, fortunatamente.

Fuori e soprattutto dentro un caldo infernale. Non ricordo quale lampo di lucidità ci fece decidere di dirigerci verso gli spalti invece che in platea, forse la fauna di ragazzetti finto-punk che la affollava: col senno di poi la scelta si rivelò lungimirante.
Primi a salire sul palco i Marlene Kuntz, scelta discutibile visto per chi la gente aveva pagato i 4 pezzi da 10 per il biglietto. Con tutto il rispetto, la band piemontese stava ai Prodigy come la panna montata allo stinco di maiale.


Archiviata la pratica supporter arrivò il momento di Liam & Co. e scoprimmo come funzionano le cose sul palco dei Prodigy: Liam seminascosto tra le tenebre e le sue tastiere che, presumibilmente, 'suona' e fa cose coi computer. Maxim, insopportabile con quelle treccine, i denti finti, le lenti a contatto bianche e la voce capace solo di lanciar urli sgraziati (non m'è mai piaciuto) che suda, si agita e 'canta'. Keith vestito e truccato per Halloween che salta da un capo all'altro del palco (venne ribattezzato subito 'Pirlazza'. Dal milanese pirlare: gironzolare senza scopo) e Leeroy, che pare un tizio che aveva sbagliato festa, che balla un po' per i cazzi suoi. Volume da stordimento, suoni che si mischiamo in un enorme muro sonoro e fumo a profusione. E ciao ai suoni puliti, potenti e ignorantissimi che avevo amato in cuffia. Il risultato finale, in concerto, era proprio un'altra cosa. Divertente ma diametralmente diversa.
Provo a spiegarmi meglio: un conto è andare a vedere i Chemical Brothers o i Daft Punk che sono DJ e che ti fanno ballare sulle variazioni/remix delle loro canzoni (soprattutto i francesi. Gli altri ho sempre avuto l'impressione che premessero PLAY per poi farsi i cazzi loro per il resto del tempo...), tutt'altra cosa è portare dal vivo, strumenti compresi, una musica dance che in studio è iper-prodotta e tutt'altro che grossolana, nonostante la tamarraggine imperante.
Un po' uno shock devo ammettere, ma tutto sommato divertente, con un gran casino di ragazzetti tatuati a scalmanarsi come pazzi, sudati fradici nella bolgia della platea (e qui torniamo a quanto fu brillante la decisione di restare sugli spalti). 


Si tornava a casa. Storditi e col pensiero al concerto epocale, uno di quelli da top 10 di un'intera esistenza, che avrei visto di lì a un mese circa...

Visto con: Filo

SETLIST: Smack My Bitch Up / Voodoo People / Breathe / Poison / Everything We Do Is Gonna Be Funky / Funky Shit / Their Law / Narayan (Beats) / Serial Thrilla / Climbatize (Link) / Mindfields / Rock 'N' Roll / Firestarter / Gabba

2 commenti:

  1. Ero presente anche io quella sera... 17enne al suo primo Concerto (il secondo fu il mese dopo al palavobis con i Radiohead). Non ricordavo i Marlene Kuntz sinceramente ma ricordo bene l'estenuante attesa per l ingresso di Keith&co... Penso che dall uscita del gruppo spalla al ingresso della band inglese passó più di un ora �� Keith entró abbastanza strafatto tant'è vero che vomitó sul palco��

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  2. c'ero anch'io. Fatto di tutto il fattibile che la Milano anni '90 poteva darti. Esperienza indelebile.

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