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giovedì 8 settembre 2016

122. 9 maggio 1998 - MASSIVE ATTACK

Mezzanine Tour
Vox Club (Nonantola - MO)
Supporter: Alpha
Durata: 1h 40'
Prezzo: /
Posizione: Platea
Sold-Out:
Pubblico: Pieno






Non so se l’ho già detto ma in ogni caso vale la pena ripeterlo: come nella vita, ci sono concerti che partono da subito col piede sbagliato, che hanno tutti i pianeti contro, compreso Nettuno, che hanno ottime possibilità di rivelarsi un disastro e che invece, sovvertendo tutti i più nefasti pronostici, diventano eventi indimenticabili, di quelli che danno senso all’idea stessa di creare un blog per avere la possibilità di metterli nero su bianco.

Il tutto si risolse in pochi minuti.
Ma partiamo dall’inizio: come ricorderete qualche giorno prima io e G. avevamo dovuto scegliere tra Janet Jackson e gli stessi Massive, che suonavano a Milano la stessa sera. L’irrinunciabilità di entrambi gli eventi e il fatto che quella di Janet fosse una data unica, ci fece scegliere di vedere lei in casa e il trio di Bristol a Nonantola, nonostante fossimo pienamente consci che il Vox che li avrebbe ospitati fosse sold-out già da tempo.
Ci saremmo buttati, in un tentativo disperato di non perdere nessuno dei due live.

E così facemmo: in una soleggiata domenica di maggio dopo pranzo prendemmo l’auto e ci piazzammo sull’A1, direzione Modena.
Arrivati e parcheggiata l’auto, avvenne immediatamente la svolta. Subito. Quando si dice: essere al posto giusto al momento giusto.
Mentre camminavamo senza meta intorno al Vox non ci passò inosservato un tizio in maglietta e pantaloncini neri che camminava nel parcheggio a qualche decina di metri di distanza da noi: poteva sembrare un roadie, ma al nostro occhio ben allenato risultò essere Robert Del Naja, aka 3D.
Nel nulla, da solo, verso una meta ignota: lui e noi poco distanti.
Ci guardammo e senza esitazioni cominciammo a correre verso di lui urlando il suo nome. Anzi: il suo cognome. Lui si fermò, aspettò di essere raggiunto.


Una volta arrivati lì di fronte a lui cominciammo a parlare a vanvera, in un inglese stentato ma molto volenteroso. Parlammo del disco, di Napoli e quindi di calcio (???), del concerto che avevamo visto un paio d’anni prima al Rolling Stone di Milano, del fatto che non eravamo andati a vederli a Milano per la coincidenza con il concerto di Janet (motivazione che lui trovò più che plausibile) e via dicendo. Lui era gentile, disponibile, curioso, simpatico. Ci faceva domande e rispondeva senza problemi alle nostre. Ci firmò i CD, disegnandoci sopra lo Euro Boy e scrivendoci Forza Napoli. Mi sarebbe bastato lo Euro Boy, ma pazienza.


Ci fermammo con lui qualche interminabile e bellissimo minuto. Poi ci salutammo. Lui: ‘see you tonight, enjoy the concert!’. Noi: ‘Not really: we don’t have any ticket. The show is sold-out’.
E qui la svolta, perché il buon Del Naja, con tutta la naturalezza di cui a quanto pare è capace, ci chiese una penna e con un ’No problem’ si appuntò i nostri nomi su un foglietto, aggiungendo ‘Vi faccio inserire nella mia guest list: chiedete il pass in cassa’.
Noi? Ovviamente senza parole, al massimo con qualche risatina isterica. Quello che sino a quel momento ci era sembrato un artista particolarmente disponibile veniva immediatamente innalzato a santo, divinità, salvatore. In un istante facevamo nostri tutti i detti triti e ritriti tipo ‘Chi non risica non rosica’ e ‘Volere è potere’. Il miracolo era accaduto sotto ai nostri occhi.

Passammo poi il pomeriggio a ripercorrere ogni singola parola, gesto, sguardo. Esaltati e increduli.
Girammo, ci fermammo in auto, andammo a bere qualcosa, ma l’argomento non cambiava mai: di volta in volta si arricchiva di dettagli inizialmente passati inosservati.
Forse anche per questo ricordo quella giornata come se fosse ieri.

Comunque verso sera ci avviammo verso l’entrata, prima della quale assistemmo all’ennesima scena surreale di una giornata assurda: di fronte al Vox, i membri dei Massive e alcuni ragazzi della crew e probabilmente qualche fan, stavano improvvisando una partitella a calcio. Lì, con qualche appassionato della band a fare il tifo.
Mentre memorizzavamo l’ennesimo evento bizzarro della giornata ci avviammo alla porta d’ingresso, dove ci attendeva il primo e unico imprevisto. Non era un Torna al via, ma il rifiuto della cassiera di farci entrare: il nostro nome non era su nessuna lista.
Riportati di colpo coi piedi per terra, non perdemmo la calma: ritornati sui nostri passi andammo ad avvisare 3D che nel frattempo stava concludendo la partita: ci seguì alla cassa e risolse la questione in pochi secondi. Anzi, fece di più, perché sul nostro pass, come si può vedere in alto, era comparsa una scritta inequivocabile: AFTERSHOW! E fu proprio 3D, prima di congedarsi, a chiarirci che ci aspettava dopo il concerto.

Lui. Aspettava noi.

Eravamo ritornati sui binari giusti, quelli che avrebbero portato alla fine al Concerto Perfetto.

Così ci accomodammo nel Vox. Non provammo neanche ad avvicinarci alla transenna, un po’ perché la sala è davvero piccola e non aveva senso pigiarci per una 4° o 5° fila, ma anche perché ci sentivamo così ‘riempiti’ di quello che ci era capitato sino a quel momento che ... andava bene così. E le sorprese non erano ancora finite.
Ci sedemmo, in attesa. Entrarono i supporter, nascosti alla nostra vista dalle prime file stabilmente in piedi. Non ci alzammo, volevamo capire se poteva interessarci o meno, prima di farlo.
Chiunque fosse sul palco cominciò a suonare e dopo poche note, mi si drizzarono le orecchie. Io conoscevo quella musica: la conoscevo molto bene.




In anni in cui internet era ancora un embrione ed era poco sfruttato, spesso si andava ai concerti per scoprire lì chi avrebbe aperto le danze. A Nonantola mi trovai di fronte gli Alpha, il cui primo bellissimo album era stato il primo ed essere prodotto dalla Melancholic, la casa discografica dei Massive.
Adoravo le loro atmosfere rarefatte, la voce malinconica del cantante. In un epoca in cui nei miei ascolti la faceva da padrona la musica elettronica, Come From Heaven era un angolo di pace.

Passati gli Alpha, un attimo per risvegliarsi dal torpore, ed ecco salire sul palco Daddy G, Mushroom e 3D.
Inutile girarci intorno: se c’era un momento giusto per vedere i Massive era certamente quello. Non dico che non abbiano fatto cose pregevoli in seguito, ma in quell’istante tutto era magia pura.
Con soli tre album alle spalle potevano permettersi una scaletta spettacolare. Pezzi ‘vecchi’ non ne avevano ancora. Oggi si permettono di non suonare Karmakoma in concerto mentre allora era impensabile: c’era tutto il meglio, tutti i singoli più conosciuti, le chicche per i fan.
Di lì a breve avrebbero chiuso la fase trip-hop aprendosi a nuove sonorità. Ma quelle atmosfere che erano state la mia insostituibile colonna sonora degli anni ’90 con Tricky, Portishead, Morcheeba e gli stessi Massive, quella sera toccavano il punto più alto della loro essenza.



Il tutto poi eseguito per un’ultima volta in un locale piccolissimo: probabilmente quella è stata l’ultima occasione di vederli in Italia, dove hanno un grandissimo seguito anche oggi, in un club così minuscolo. Tre giorni prima avevano riempito il PalaTrussardi e qualche mese dopo sarebbero tornati, a Milano, riempiendo in Forum.

Quando tornò la luce in sala, ci rendemmo conto di essere stremati: la lunga giornata, il susseguirsi di emozioni e sorprese, il concerto praticamente perfetto. Eravamo stanchi, ma non potevamo sottrarci dall’ultima ‘fatica’, quella dell’aftershow. Così mentre il pubblico scemava noi salivamo nella parte alta del VOX dove trovammo molta gente intenta a bere e mangiare.
Il nostro piano era di berci una birra, andare a ringraziare se possibile Robert Del Naja per il vero e proprio sogno che ci aveva regalato, e tornare velocemente verso casa che era ad un paio d’ore di distanza.
Con la bottiglietta in mano lo addocchiammo nella sala mentre parlava con altri ospiti. Quando ci vide ci venne in contro tutto sorridente, e prima ancora di potergli esprimere tutta la nostra più sincera gratitudine, fu lui a chiederci se ci era piaciuto il concerto, se era andato tutto bene e via di questo passo. Lui chiedeva a noi.

Così, dopo una birra veloce ci congedammo. Ci buttammo in autostrada a tagliar la pianura Padana per tornare ai nostri appartamenti, ai nostri lavori, ai ritmi delle nostre vite scanditi quotidianamente.
Ma alle spalle ci rimaneva il ricordo indelebile di quella che senza difficoltà andava a posizionarsi tra le giornate più epiche di sempre.




Scaletta probabile: Superpredators / Angel / Risingson / Man Next Door / Daydreaming / Teardrop / Reflection / One Love / Safe From Harm / Heat Miser / Inertia Creeps / Unfinished Sympathy / Group Four

lunedì 8 agosto 2016

116. 5 aprile 1998 - JOE JACKSON


Heaven & Hell Tour
Location: Magazzini Generali (Milano)
Supporter:
Durata: 2h
Prezzo: 40000 Lire
Posizione: 1a fila
Sold-Out: no
Pubblico: 1000 P.C.



Terzo concerto dell'amato Joe Jackson e primo visto in compagnia. Chi fosse al mio fianco però l'ho dimenticato ... credo la sorella di un'amica. Credo.

Ma veniamo al dunque: l'album supportato era Heaven & Hell, lavoro concettuale che faceva seguito all'ugualmente criptico Night Music di 4 anni prima e sicuramente meno pop rispetto a Laughter & Lust del 1991.

La venue dove si sarebbe tenuta la serata fu la prima sorpresa, trattandosi dei Magazzini Generali ma in versione inedita, con i posti a sedere e numerati. Mai più vista. Il fatto che fosse il sottoscritto il responsabile dell'acquisto dei biglietti ci permise di accomodarci in prima fila, centrale... ça va sans dire!
Il piccolo palco era stracolmo di tastiere e laptop, sintomo che Joe si sarebbe esibito da solo o quasi, e così fu. 
In realtà il www mi dice che c'era anche una vocalist violoncellista, ma la mia memoria ha cancellato questo dato. Per me era solo al comando.

Comunque: l'attesa si consumò nei Magazzini illuminati dalla luce del giorno, anche questa una prima volta. Poi lui, come detto in solitaria, con basi e beat registrati: non esattamente la situazione che preferivo, a dire il vero. Non vedere Graham Maby e il suo basso era già motivo di sconforto. 
Ma il carisma di Joe, il suo saper intrattenere, quelli erano intatti. Il set era strutturato con una prima parte con pezzi classici e una seconda completamente dedicata all'album da poco uscito. Inutile dire che, nonostante l'attenzione e la concentrazione tributati ai nuovi pezzi, erano le vecchie glorie quelle più attese. Come è ovvio che fosse visto che, a differenza di altri dischi portati in tour, Heaven & Hell tendeva ad amalgamarsi poco con le sonorità che lo avevano reso l'artista che conoscevamo e che conosciamo tutt'oggi.

Ci ragalò anche una qualche scenetta divertente, come quando si ruppe una (finta) bottiglia di whisky in testa. Sul momento mi fece anche impressione, salvo poi raccogliere l'etichetta come memorabilia.


Alla fine tornai a casa solo parzialmente soddisfatto, più che altro a causa delle altissime aspettative che hanno sempre caricato l'attesa di un concerto di Joe Jackson. 
Ma avrei dovuto aspettare quasi 3 anni per togliermi quel gusto amarognolo di bocca.



Possibile scaletta: Is She Really Going Out With Him? / It's Different for Girls / Real Men / Be My Number Two / You Can't Get What You Want / Eleanor Rigby / Home Town / Nineteen Forever / The Other Me / Danny Boy (Ernestine Schumann-Heink cover) / The Man Who Wrote Danny Boy / Prelude / Fugue 1 / More Is More / Angel / Tuzla / Passacaglia / A Bud and a Slice / Right / The Bridge / Fugue 2 / Song of Daedalus / Steppin' Out / A Slow Song

venerdì 5 agosto 2016

114. 22 marzo 1998 - PRODIGY

The Fat Of The Land Tour
Location: PalaStampa (Torino)
Supporter:
Durata: 1h 30'
Prezzo: 44000 Lire
Posizione: platea
Sold-Out: no
Pubblico: 6000 P.C.

 


Perché tornai a rivedere i Prodigy a soli 6 mesi dalla volta precedente? Era esattamente lo stesso tour passato da Milano, nulla di nuovo all'orizzonte. Considerando che già la prima volta non è che mi avessero particolarmente entusiasmato, mi chiedo cosa mi abbia spinto ad andare a vederli addirittura a Torino

Giuro che non lo so. 

Anzi, un idea ce l'ho: M.S. che a quel concerto era con me, non era potuto/voluto venire a quello di Milano di settembre e mi aveva facilmente convinto a seguirlo fino in Piemonte. Per quanto riguarda i live sono sempre stato facile da indirizzare.

Comunque: non ho un ricordo preciso della serata, ma direi che quello che avevo scritto per il primo concerto a cui ebbi la ... fortuna di assistere, può benissimo valere anche per questo.

Unica grande differenza tra i due fu che prima di entrare sono stato fermato dalla Polizia che mi ha tenuto in ballo per un po' di tempo. Già non ero convintissimo, figuriamoci dopo questo bell'incontro...

lunedì 1 agosto 2016

112. 8 marzo 1998 - SPICE GIRLS

Spiceworld Tour
Location: FilaForum (Assago-MI)
Supporter:
Durata: 1h 50'
Prezzo: 40000 Lire
Posizione: 2a fila
Sold-Out:
Pubblico: 12000 P.C.


 

Considerando la breve vita artistica del gruppo, soprattutto nella formazione completa a 5 e il suo impatto sulla musica e sulla cultura pop, sono tutt'oggi molto orgoglioso di essere riuscito a vedere un concerto delle Spice Girls nel momento del loro massimo successo.

La caratteristica più saliente dello show, dal mio punto di vista, è stata quella di essere diventato uno degli eventi più gay a cui abbia mai avuto l'occasione di partecipare. E dire che ho visto 6 tour di Madonna.
Ma anche uno dei più divertenti, devo ammetterlo.

Si trattava del primo dei due tour mondiali fatti dalle Spice, l'unico con le signorine ancora attive discograficamente come gruppo.
Di lì a poche settimane Gery avrebbe annunciato l'addio alla band, mollando le altre per l'ultima data europea (Oslo) e per il resto del tour nordamericano. Ma noi fummo tra i 'fortunati' che le videro in formazione completa!

Partiamo dall'inizio. Era marzo, una giornata luminosa e tiepida. Arrivammo al Forum di Assago a metà pomeriggio e prendemmo subito coscienza di quello che in realtà sapevamo già: il pubblico era composto da un 40% di LGBT, un 50% di bambine tra i 6 e i 12 anni e da un 10% da genitori, in maggioranza madri, che le accompagnavano. 
Mentre aspettavamo in fila fuori, in attesa di entrare, ci preparammo al meglio per quello che ci avrebbe aspettato all'interno, in tutti i sensi. 
Una volta entrati prendemmo atto della presenza di una sorta di zona chiusa fronte palco già piena di piccoli fan. Forse avremmo potuto provare ad entrarci, ma non prendemmo proprio in considerazione la cosa.

Ci avviammo quindi verso la seconda prima fila: il fatto è che tra noi e la nostra meta si accalcavano già diverse centinaia di bambine. Il risultato, soprattutto in quella fase di avvicinamento, fu che dal perimetro della platea diverse mamme ci urlavano contro di non schiacciare le loro figliole, di non calpestarle e di non metterci davanti a loro. Noi ridavamo: V. arrivò ad apostrofarle che se volevano tenere le loro creature sane e salve non avrebbero dovuto mandarle nelle prime file di un concerto con 4-5 mila persone che premevano verso il palco. Come dargli torto.

Arrivato il momento del buio che precede l'inizio dello show il Forum si gonfiò delle urla di migliaia di minorenni. Ci guardavamo sconvolti. Questo, perdonate la qualità, fu l'attacco:



Noi eravamo tanto felici di cotanta leggerezza: l'entrata sul disco volante, i balletti visti mille volte su MTV, uno show che non perdeva una battuta, che non annoiava mai, con quadri e idee diverse che si susseguivano. Tutte assieme, da sole, nude sedute su sedie che coprivano ma suggerivano. Tutte ancora ben calate nella loro parte, con Mel C in tuta (nonché l'unica di cui si distinguesse chiaramente la voce), Emma coi suoi codini da bambina cretina a via dicendo. Entusiasmante!
Come detto la platea era composta quasi esclusivamente da bambine, il che significava una perfetta visuale del palco, senza fastidiose teste in mezzo. Insomma: un pop-show praticamente perfetto.

Da fan degli Eurythmics cercai di prendere con ironia la cover di Sisters Are Doin'It For Themselves, che rimane (per me) il momento più difficile da digerire della scaletta. Ma ce la feci!

E poi il doppio shot Wannabe e Spice Up Your Life che seguì mi fece dimenticare tutto. Eravamo impazziti.

Si andava verso il finale, che si chiuse con una We Are Family che portò bene, visto che di lì a qualche settimana Gery avrebbe salutato le altre per una carriera solista che si sarebbe rivelata inutile e che, come conseguenza, portò alla quasi immediata dissoluzione della girl-band. Quando si dice la lungimiranza.

Quella lungimiranza che con W., tornando a casa, ricordammo di aver avuto proprio assieme, un paio di estati prima guardando di notte MTV, ci imbattemmo per la prima volta nel video di Wannabe. Da veri talent-scout, dopo aver riso per tutta la durata della clip, ci guardammo in faccia come per dire '... e queste da dove arrivano? Ma soprattutto: dove sperano di andare?'. Bravi...


Scaletta: If U Can't Dance / Who Do You Think You Are Do It Denying Too Much Stop / Where Did Our Love Go / Move Over / The Lady Is a Vamp / Say You'll Be There / Naked / 2 Become 1 / Walk of Life / Sisters Are Doin' It for Themselves (Eurythmics cover) / Wannabe / Spice Up Your Life / Mama / Never Give Up on the Good Times / We Are Family (Sister Sledge cover)
  1. Play Vide



giovedì 13 agosto 2015

106. 28 ottobre 1997 - RADIOHEAD

Against Demons Tour
PalaVobis (Milano)
Supporter: Sparklehorse
Durata: 2h
Prezzo: 36000 Lire
Posizione: 1° Fila
Sold-Out: No
Pubblico: Pieno







Ricordo distintamente dove mi trovavo, con chi ero e quale fu la sensazione che provai nell'ascoltare per la prima volta OK Computer.

A casa di V., in terrazzo durante un caldo pomeriggio primaverile, tra sigarette e birre ghiacciate. Quelle canzoni suonate sullo stereo a far da sottofondo di un gruppetto di amici più o meno venticinquenni, impegnato in chiacchiere che più frivole non potevano essere. La mia attenzione deviava sempre più dalle voci per concentrarsi sui suoni. Al terzo o quarto pezzo che mi toglieva il fiato chiesi lumi a M. che mi diede i dati essenziali: Radiohead, nuovo album, capolavoro. 

Da lì ebbe inizio un periodo di ascolti ossessivi dei 3 album sino ad allora dati alle stampe dalla band inglese. Pablo Honey era un diamante grezzo. The Bends un album di canzoni splendide con alcuni pezzi epici e OK Computer ... era semplicemente uno degli dischi più belli e completi della storia della musica. 

Carichi di queste aspettative ci approcciammo al concerto che l'autunno seguente arrivò al compianto PalaTrussardi (in quel periodo storico ribattezzato PalaVobis).
L'obbiettivo non poteva che essere prima fila: l'apertura dei cancelli venne preceduta da una estenuante attesa fuori dai cancelli nell'accogliente parcheggio di Lampugnano. Nulla che non avessimo già fatto decine di volte. E poi la corsa alla transenna, la scelta della porta e della scala giusta precedentemente concordata, senza guardarsi alle spalle per alcun motivo. E fronte-palco fu, io e V. ben saldi, inamovibili sulla sinistra del palco. Gli altri dietro di noi.

Come avevamo fatto prima di entrare annegammo l'attesa nella birra e nel fumo: erano altri tempi. A Sparklehorse il compito di aprire lo show: solo ora scopro che Mark Linkous, l'unico componente della band, si è suicidato nel 2010. Purtroppo, pur non avendo ricordi negativi del suo set, non posso neanche dire di averne di positivi. Mi spiace un po'.

E poi loro: nelle due ore di concerto, come è uso dei Radiohead, nessuna concessione alla simpatia, al calore, ai saluti, ai ringraziamenti e alle richieste di tenere il tempo. Nulla di tutto ciò: il calore veniva solo dalla loro musica, dalla scaletta che era un continuo alternarsi di tristi ballate e potenti pezzi rock, dai movimenti scoordinati di Thom Yorke, dalla sua voce imprevedibile, dolce e bassa sui pezzi lenti e improvvisamente nervosa su quelli più tirati. Su un palco senza fronzoli i 5 proposero una scaletta il cui impianto centrale era equamente (e stranamente) suddiviso tra OK Computer e The Bends, con 10 pezzi ciascuno, a cui vennero aggiunte Creep e Thinking About You da Pablo Honey. Se non era la scaletta perfetta, poco ci mancava. Ventidue pezzi che chi c'era, col senno di poi, avrebbe fatto bene ad imprimersi bene nella memoria e godersi in quel momento al massimo delle possibilità umane, vista l'idiosincrasia maturata dalla band per la produzione pre Kid A dal 2003 in poi. 

Noi eravamo alla testa di una massa di esseri umani che pareva mossa da vita propria: seguendo le melodie delle canzoni l'enorme blob si muoveva lentamente ma inesorabilmente, col risultato di dividerci: io e V. inseparabili dalla transenna. Gli altri persi, sempre più lontani. Ma alla fine ci ritrovammo tutti, egualmente sudati, esausti e felici.
Quei Radiohead, quelli lì, per me finirono quella sera, dopo 6 mesi di passione sfrenata. Ho amato la loro produzione successiva, da Kid A in poi, ma non sarebbe più stata quella cosa lì.



Quasi quasi la prossima volta che vedo le mie nipoti racconterò loro di quando, quasi 20 anni fa, vidi in prima fila un concerto del tour di OK Computer dei Radiohead...


Visto con: Vince, Gabri (Marco, Alex, Sara)
Scaletta: (Fitter Happier) / Lucky / Just / Airbag / Planet Telex / Bullet Proof..I Wish I Was / Climbing Up the Walls / No Surprises / Bones / Paranoid Android / Fake Plastic Trees / Exit Music (for a Film) / Let Down / Karma Police / Talk Show Host / Subterranean Homesick Alien / My Iron Lung / The Bends / Creep / Street Spirit (Fade Out) / Thinking About You / High and Dry / The Tourist

giovedì 6 agosto 2015

104. 31 luglio 1997 - JETHRO TULL

Castello di Vigevano (Pavia)Durata: 2h
Prezzo: 40000 Lire
Posizione: Prato
Sold-Out: No
Pubblico: 5/6.000 p.c.












A volte cercare di ricordare qualcosa di un concerto visto quasi 20 anni fa risulta a dir poco complicato. Anzi: il più delle volte è del tutto impossibile.
Cercare poi di portare in superficie un immagine che abbia un senso ricordare, quando ad un live ti ci hanno portato e ti hanno pure pagato il biglietto ... fate voi!
Ad esempio, dei Jethro Tull a Vigevano ho salvato avvenimenti che nulla hanno a che fare con lo show: tipo che faceva caldo (sai che notizia: era fine luglio), che c'erano le zanzare (pure questa: Vigevano è una cittadina che sorge praticamente sulle rive del Ticino circondata da risaie!) e che il concerto iniziò e proseguì, per un bel pezzo, con la luce del giorno.
Li avevo già visti i Jethro Tull, qualche estate prima, al Rolling Stone. Ma allora me l'ero goduta di più, anche se in quell'occasione scoprii cosa significasse assistere in prima fila ad un concerto sold-out in un club, in piena estate.
Il bis sapeva un po' di zuppa riscaldata, soprattutto per me che pur apprezzando la band, non potevo certo considerarmi un appassionato.


Il mio rapporto con la band di Ian Anderson si chiuse quindi quella sera per raggiunti limiti di età (loro) e limiti di sopportazione raggiunti (miei). 

Visto con: Roby


Setlist: A Song for Jeffrey 
Dogs in the Midwinter / Aqualung / Thick as a Brick / Dangerous Veils / In Sight of the Minaret  (Ian Anderson song) / The Whistler / Beside Myself / Misére  (Martin Barre song) / Farm on the Freeway / Bourrée  (Johann Sebastian Bach cover) / Songs from the Wood / Too Old to Rock 'n' Roll, Too Young to Die / Heavy Horses / Jump Start / We Used to Know / Morris Minus  (Martin Barre song) / Flying Dutchman  (Intro) / My God / In the Grip of Stronger Stuff  (Ian Anderson song) / Nothing Is Easy / Locomotive Breath / Aquadiddley / Living in the Past  (Instrumental)

venerdì 3 aprile 2015

103.2 Guida pratica all'acquisto di BIGLIETTI IMPOSSIBILI

Cercare di accaparrarsi un biglietto per un concerto di quelli impossibili da perdere si rivela spesso una missione impossibile per molti.
È di questi giorni il delirio legato all'uscita dei tagliandi per i due show che Madonna terrà a Torino a fine novembre. Tra circa 9 mesi.

Ma come spesso accade, il tempo mancante non deve indurre alla rilassatezza. Chi in passato ha provato ad assicurarsi un posto per il live di una star di grande richiamo lo sa bene: non importa quanti mesi passeranno tra la data vera e propria e quella dell'inizio della prevendita. Perché tutto si gioca nel primo minuto di quest'ultima. A volte bastano anche pochi secondi di indecisione per ritrovarsi a bestemmiare in maniera creativa.

Come era accaduto per i tutorial dedicati alla prima fila, ho pensato di buttare giù qualche consiglio utile a chi intenda giocarsi tutte le carte a disposizione per provare il brivido di accaparrarsi un biglietto che tutti vogliono. 

Chi sono io per insegnare qualcosa sull'argomento? Diciamo che ho sempre assistito a tutti i concerti che ho desiderato. Che si trattasse di Madonna al Madison, David Bowie all'Alcatraz o Kate Bush a Hammersmith Apollo.

Se siete quindi tra quelli che a 6 mesi dal concerto di Katy Perry, degli U2, Rihanna, Vasco Rossi o Madonna scoprono con stupore che non c'è più un solo biglietto in vendita a pagarlo oro, preparate carta e penna e cominciate a prendere appunti.



La prima cosa, indispensabile, per uscire vincitori nella crudele giungla dei concerti è essere informati. 

Spesso gli amici si stupiscono che biglietti in prevendita con quasi un anno di anticipo possano andare sold-out in pochi minuti. È inutile lamentarsi, funziona così: gli artisti molto seguiti hanno una folta schiera di appassionati ben informati (per non parlare dei bagarini che 5 minuti dopo l'uscita dei biglietti di una data sono pronti a vendere a caro prezzo i posti migliori su Viagogo), che sanno al minuto quando la prevendita avrà inizio e che certo non aspetteranno qualche giorno prima del concerto per procurarsi il biglietto. Per questo il primo prezioso consiglio è: seguite su Facebook i cantanti e le band che vi interessano e i vari organizzatori di live (Vivo, D'Alessandro e Galli, LiveNation, Barley Arts e via dicendo) e controllate i loro aggiornamenti per sapere in anticipo date e tour e, soprattutto, quando prenderà il via la prevendita. Potete rimpolpare gli aggiornamenti dove e come vi pare, ma seguire un buon sito di news musicali (come Rockol) aiuta.

Fatto questo sarete già a buon punto.
Ma non sarà sufficiente: indispensabile sarà essere in possesso di una carta di credito, anche prepagata (con sufficienti soldi dentro). Ticketone non accetta buoni pasto. 


Se poi siete fan di artisti davvero mainstream, come i già citati Vasco, U2 e Madonna, sarebbe meglio sottoscrivere anche una American Express. Lo so: non la accetta praticamente nessuno, ma da spesso accesso a prevendite anticipate per i grossi concerti.

Ma veniamo al dunque: all'avvicinarsi dell'ora X, quando mancheranno 10 minuti, siete autorizzati ad agitarvi. Ma non troppo. Ci vuole una buona dose di lucidità per fare tutto nell'ordine e nei tempi giusti, e un livello di isteria eccessiva non aiuta, anzi.
Primo: fare il log-in al sito di Ticketone qualche minuto prima dell'inizio della prevendita. Eviterà la perdita di tempo e il rischio che il sistema possa andare in crash mentre voi, presi dal panico, sarete alla ricerca di user e password tra vostre email. Non fatelo 3/4 d'ora prima, perché dopo qualche minuto il sito fa automaticamente log-out. Bastano 4 o 5 minuti di anticipo.
Secondo: chiudete tutte le applicazioni inutili che assorbono rete. Qualunque Torrent va spento.
Terzo: aprite due sole tab, una con il sito Ticketone (non due su cui fare più tentativi) e una con un orologio atomico. Lo so, fa ridere, ma premere F5 al momento giusto è la cosa più importante di tutte. Esitare qualche istante può fare la differenza tra la gioia più esaltante e la disperazione più cupa.

Quindi, diciamo che la prevendita parte alle 10 am (come di solito accade). Di fronte al vostro schermo piazzate la carta di credito, zittite il cellulare e fissate l'orologio fino a pochi secondi prima dello scoccare delle 10:00. A questo punto, un bel respiro e sangue freddo: 5 o 6 secondi prima della messa in vendita vi spostate sul sito Ticketone, fate mentalmente il countdown rimanente con il dito sospeso su F5, che premerete un secondo dopo aver visto comparire l'ora fatale nell'orologio del vostro computer.
È importante non farlo un secondo prima perché il pericolo è che i server sovraccarichi rallentino la procedura e prima che si ricarichi la pagina potrebbero passare diversi fatali instanti. 

Una volta entrati di solito si hanno due opzioni: scelta in pianta, per poter visionare i posti seduti e il menù a tendina normale. Individuate velocemente la tipologia di biglietto che vi interessa. Se si tratta di parterre non perdete tempo e selezionate il numero di tagliandi desiderati premendo conferma. Se siete alla ricerca di posti numerati ricordatevi che quelli che state selezionando voi, molto probabilmente qualcun altro li ha scelti qualche micron di secondo prima di voi. Il risultato sarà che alla richiesta di confermare vi verrà detto che i posti non sono più disponibili.
E questo è quasi sempre l'inizio della fine: tornare alla pagina precedente il più delle volte non è immediato e la brutta sorpresa di trovare esauriti, dopo 30", tutti posti che vi interessavano, è concreta.
Meglio quindi evitare di scegliere i due posti centrali della prima fila: puntate subito a quelli leggermente decentrati, o in seconda fila ma centrali. Avrete più possibilità di vittoria.


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[ AGGIORNAMENTO 09/02/2017 ]
A causa dello scandalo della prevendita dei biglietti del Coldplay prima e di U2, G'n'R e tutti gli altri, Ticketone ha introdotto un nuovo strumento che dovrebbe filtrare i software che fanno man bassa di tagliandi: il codice di sicurezza.

Sulla carta quello che dovrebbe essere un passaggio che aiuta chi deve acquistare solo per sé o per gli amici rischia di rivelarsi una perdita di tempo fatale. Il consiglio che mi sento di dare è di farvi affiancare da qualcuno che vi legga il codice mentre voi lo digitate. Più di questo temo non si possa fare.

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Il resto è opzionale. Saltate l'assicurazione, scegliete se ritirarli il giorno del concerto (se avete il posto assegnato, ne vale la pena) o riceverli a casa (10 euro, ma per il parterre non numerato è consigliabile: non si sa mai a che ora apre la biglietteria e la coda che troverete).

Accettate tutto l'accettabile e confermate definitivamente. Carta di credito (ma anche PayPal) e via. Solo in quel momento potrete cominciare a sognare (e a respirare)!

giovedì 18 dicembre 2014

103. 8 luglio 1997 - DAVID BOWIE

Earthling Tour
Stadio Rigamonti (Brescia)
Supporter: Mansun
Durata: 2h 1/2
Prezzo: 40000 Lire
Posizione: Prato
Sold-Out: No
Pubblico: 7/8.000 p.c.













Non erano passati neanche 18 mesi dalla mia indimenticabile prima volta con David Bowie che il Duca Bianco mi faceva l'onore di tornare in Italia per il bis.
A dire il vero non si trattava di un vero e proprio bis, difatti se nel febbraio '96 l'album portato in tour era Outside, a questo giro toccava ad Earthling.

Il biglietto, bellissimo, era l'anteprima dello show che avremmo visto: il Bowie della cover dell'album, di spalle, si staglia di fronte ad un paesaggio verdissimo, sfoggiando un discretissimo cappotto disegnato per lui dall'allora non ancora compianto Alexander McQueen.
 
I ricordi non sono limpidi, dato che anche in quell'occasione non avevamo lesinato sulle sostanze di supporto. Tanto che uno di noi, non farò il nome, andò pesantemente KO tanto da perdersi in uno stato di semi-incoscienza buona parte dello show, che fu splendido: il Duca, bianco di nome e di fatto, teneva il palco in maniera sublime, vestito di broccati e tessuti orientali, circondato da enormi bulbi oculari teneva in mano il pubblico adorante.
La scaletta, a parte qualche episodio, lasciava pochissimo spazio alle grandi hit del passato, restando fedele alle sonorità elettroniche che caratterizzavano le produzioni del periodo.

Godemmo di tutto quel ben di dio da lontano, comodamente appostati ai margini del campo dello stadio di Brescia. Ci lasciammo attraversare dai suoni (spesso violenti), dalle luci e dalla classe strabordante del più rivoluzionario genio della musica pop-rock contemporanea.

Amen.


Visto con: Marco C., Giò



Scaletta: Quicksand All the Young Dudes (Mott the Hoople cover) The Jean Genie Dead Man Walking I'm Afraid of Americans Battle for Britain (The Letter) White Light/White Heat (The Velvet Underground cover) Fashion Seven Years in Tibet Fame Looking for Satellites Under Pressure The Last Thing You Should Do / Scary Monsters (And Super Creeps) / Hallo Spaceboy Little Wonder Encore: V-2 Schneider "Heroes" / The Hearts Filthy Lesson O Superman / Stay


Visto con: Marco C./Giovanni

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